Passa ai contenuti principali

fiocco rosa... ma dai!

Quando venne al mondo la mia prima nipote non avevo ancora un blog in cui gioire pubblicamente: erano anni in cui non esistevano social ne' telefonini di alcun tipo ed a malapena le società più evolute usavano i computer sul lavoro. Ma dai: incredibile quanto il mondo sia cambiato in 28 anni!

Nemmeno quando nacque la seconda nipote avevo un blog: nonostante in ufficio usassi il computer, si trattava poco più di una macchina da scrivere completa di archivio, visto che, appunto, solo proprio nel 2002 che cominciò ad esistere Internet. Le forme della mia gioia presero dunque, allora come in precedenza, per forza strade non informatiche.

L'unica di nascita di famiglia di cui ho esultato qui dentro finora è stata quella del terzo nipote, venuto al mondo quando avevo impostato il blog da pochi mesi e cominciato a pubblicare "in chiaro" giusto da un mesetto. Per la cronaca ai tempi non esistevano ancora Facebook e social media vari. Ma dai, anche in questo caso sembrano passati millenni rispetto al senso che avevano allora queste pagine di scrittura aperte al mondo, se penso a cosa è diventata oggi la comunicazione di sè, on line e non.

Ma a questo piccolo spazio anacronistico sono troppo affezionata per non continuare a riversarvi dentro la mia cucina ed anche un pizzico delle cose che davvero mi toccano. Tipo il fatto che sembra passato un soffio ma stanotte la prima nipote è diventata mamma. Ma dai!

Sapeva sarebbe stata una femmina e mi ha commissionato il fiocco rosa da appendere alla porta di casa; sopra è nella foto prima della consegna a domicilio. Rappresenta il mio benvenuto alla piccola e, come avevo già fatto per sua mamma anni fa, le ho confezionato un fiocco in origami.

Non esiste in Giappone il fiocco rosa od azzurro da appendere sulla porta di casa all'arrivo di un bebè: la tradizione prevede invece di esporre in casa, a partire dalla settima notte dopo la sua nascita (quando cioè il bimbo passa dalla protezione delle divinità alla sua piena vita come essere umano sulla terra), un meimeisho, ovvero una carta in cui il padre o il sacerdote del tempio a cui la famiglia si affida vergano in caratteri tradizionali il nome scelto per il bambino, insieme ai nomi dei genitori ed all'ideogramma della nascita.
Spesso si tratta di un semplice cartoncino, che viene incorniciato o semplicemente esposto in bella vista nel locale principale della casa: oltre alla calligrafia del nome questo documento riporta a volte un'impronta del piedino o della manina del neonato, oppure viene disposto vicino ad una foto del bebè.

Ma ne esiste anche la versione a kakemono, quel rotolo decorativo che i Giapponesi appendono nella nicchia (il tokonoma) delle case in stile classico dedicata alla contemplazione della bellezza; in quella posizione il meimeisho sottolinea quanto la nuova nascita abbia arricchito l'armonia della famiglia.
In tutti i casi, se la calligrafia è completata con delle decorazioni dipinte uno dei simboli classicamente presenti è quello della gru (tsuru), uccello che il Giappone è segno di buona fortuna e longevità, un po' come da noi la cicogna. Nasce da qui, e non solo, il mio spunto per confezionare un fiocco rosa in origami formato completamente da piccole gru di carta. 

La storia legata agli orizuru, le gru in origami, ed ai senbazuru, le catene di mille gru che rappresentano offerte votive per i templi, l'avevo accennata qui. Ma anni prima, ancora inconsapevole del loro significato profondo, avevo scelto come mio avatar in rete un dettaglio di questa foto di senbazuru scattata in Giappone poco prima di aprire il blog. Mi sembra che in questo modo anche un piccolo pezzo di me vada ad inserirsi nel "fiocco di gru", che è un po' giapponese e un po' occidentale.


Il fiocco è formato da un cerchio (simbolo occidentale dell'infinito) di otto gru (numero della rinascita cristiana e dei lati del fonte battesimale) in volo ad ali spiegate, che unisce una coppia di catenelle (due come le cocche di un fiocco e come le famiglie unite da questa nascita) di gru ad ali chiuse (in numero totale dispari superiore a sette, grande portafortuna in Giappone); le due catenelle sono semplicemente inizi di senbazuru, da completare nell'arco degli anni a cura delle persone che ameranno questa bambina. 

Le gru del cerchio volano in senso orario, la direzione occidentale del tempo e del fluire della vita; le gru delle catene guardano a sinistra, ovvero ovest, verso il futuro, con il sole che nasce dietro le loro spalle e le accompagna con luce ed energia durante il cammino della vita.

I colori: il rosa era indispensabile, ovviamente, ma io odio il rosa (...come saggiamente anche mia nipote!), quindi al classico, inevitabile colore confettoso ho aggiunto sfumature alternative di fucsia, prugna e violetto. Gli altri colori sono legati a logiche di famiglia e comprendono turchese ed aurora in onore della neomammina, giallo e verde dedicati al neopapà.

Ma per festeggiare ci si siede anche a tavola! E in Giappone il giorno del meimeishiki (in cui il bimbo riceve il nome) le pietanze che non possono mancare sono lo sekihan, riso cotto con fagioli rossi, che è presente in tutte le occasioni festose per il binomio fortunato dei colori banco-rosso, e un piatto a base di orata, il cui nome giapponese tai, soprattutto quello della varietà più simile all'orata mediterranea, madai (!), "orata vera", richiama medetai, "augurare", ed è quindi il classico cibo portafortuna per celebrare gli eventi felici.

Sia nel fiocco che nella composizione familiare, con la nascita della mia pronipotina siamo a cavallo tra Giappone ed Occidente... inteso come resto del mondo. Quindi non volevo cucinare giapponese, per lo peno non solo. Se il tris di ingredienti è definito dalla tradizione nipponica, quindi, è indubbio che la ricetta d'insieme vada declinata in modo più internazionale.

Ma dai: fortunatamente il riso coi fagioli è un abbinamento classico di molte cucine, tra cui (guarda caso...) anche tradizioni venete e brasiliane. E l'orata si sposa perfettamente con entrambi. Così parto da un riso brasiliano dal chicco lungo e sottile (qui si trova facilmente la marca Tio Joao), lo cuocio con l'orata alla maniera giapponese del taimeshi (orata cotta con il riso) in abbinata a fagioli di Lamon freschi trattati alla brasiliana. Ma dai: un po' come se dedicassi alla bimba un arroz com feijao nippo-italo-brasileiro.



MA DAI: RISO FAGIOLI E ORATA!

per 4 persone:
400 g di fagioli di Lamon freschi in baccello (o circa 230 g sgranati)
1 piccola orata da circa 300 g
250 g di riso brasiliano (oppure basmati)
1 piccola cipolla
2 spicchi di aglio
1 pezzo di alga kombu da 5 cm
1 foglia di alloro
1 rametto di rosmarino
1 ciuffo di prezzemolo
1 cucchiaino di pepe rosa in salamoia
olio di arachidi
sale
pepe bianco al mulinello

Levare testa e coda all'orata, mondarla e tagliarla a tranci, salarli, chiuderli tra 2 fogli di carta e tenerli in frigo almeno un'ora.

Con testa (eliminate le branchie) e scarti preparare un fumetto, tostandoli prima in una casseruola con 1 cucchiaino di olio ed unendo poi uno spicchio di aglio, l'alloro, il rosmarino, i gambi del prezzemolo, due grani di pepe e un litro di acqua. Portare a bollore e cuocere a fuoco basso coperto per mezz'ora. Filtrare e lasciar intiepidire.

Versare i fagioli sgranati in in tegame di terracotta, coprire con il fumetto che superi i fagioli di 4 cm e unire l'alga. Coprire il tegame, portare lentamente a bollore e cuocere circa 30 minuti. Quando sono morbidi scolare i fagioli conservando il liquido di cottura rimasto.

Passare l'orata in una padella rovente senza condimento 2 minuti per parte, non importa se la polpa non cuoce all'interno. Tenere da parte.

Rosolare la cipolla a rondelle fini con il secondo spicchio di aglio in un cucchiaio di olio nello stesso tegame dell'orata fino a quando la cipolla è morbida ed accenna a dorare.

Frullare il soffritto con un tre cucchiaiate di fagioli, un pochino di brodo e una bella presa di sale e mescolare la crema ai fagioli interi.

Sciacquare il riso due o tre volte in acqua fresca e poi metterlo in un tegame. Disporre il pesce sopra il riso, aggiungere il liquido dei fagioli, alga compresa, fino a superare di un dito il livello del riso (circa 400 ml), chiudere con un coperchio pesante e portare a bollore.

Senza aprire far sobbollire piano il riso 10 minuti, quindi spegnere e lasciarlo riposare altri 10 minuti.


Sminuzzare delicatamente la polpa dell'orata in pezzi più piccoli, eliminando pelle e lische. Disporre nei piatti individuali riso e fagioli, completare con l'orata, terminare con le foglie di prezzemolo tritate, qualche bacca di pepe rosa e una lieve grattata di pepe bianco e servire.


Il colore delicatamente rosato di riso e pesce è ovviamente dipendente dalla scelta dei fagioli, vagamente disturba il mio gusto personale ma altrettanto ovviamente è adatto all'occasione. E ho apparecchiato di conseguenza. Ma dai: pensa se fosse nato maschio, a cercare sfumature di cibo azzurro...


NB: prima di sedersi a tavola ricordarsi di appendere il fiocco rosa sulla porta di casa:

BENVENUTA!

  
  • rivoli affluenti:
  • la foto del meimeisho su cartoncino è presa da qui, quella del kakemono qui
  • varie versioni di taimeshi tradizionale giapponese raccontate qui, quella a cui mi sono invece ispirata è questa
  • il piatto è naturalmente gluten free.

Commenti

  1. Auguri e grazie per tutte le belle realtà della vita giapponese. Grazie per la ricetta da fare.
    Buona giornata e ancora auguri alla piccola benvenuta.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Edvige, oggi siamo tutti radiosi e tu sei gentilissima, come al solito.

      Elimina
  2. Davvero è facile trovare il riso Tio João? Ma dove? Come? Quando? È il migliore mai assaggiato!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Al supermercato sezione etnico o risi e in qualsiasi botteghina di cibo dal mondo; ma vivo in zona multietnica, forse è per quello che ci inciampo continuamente...

      Elimina
  3. E per il fiocco...beh, dire che sei un genio è riduttivo!

    RispondiElimina
  4. auguri, il fiocco è bellissimo...e che dire del piatto?! Moooolto intrigante, non lo conoscevo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Simo, il piatto così è una mia invenzione, che si ispira a riferimenti giapponesi (che trovi nelle note) e brasiliani (di cui in effetti non ho mai scritto molto. Ma rimedierò!). Il fiocco è stato apprezzato dai neogenitori, è quesrto che lo rende bello.

      Elimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

Milano matsuri: una festa popolare giapponese... sotto casa!

Il 26 maggio nessuno mi cerchi: non ci sarò! Il 26 maggio succederà una cosa bellissima, tanto che non sto più nella pelle dalla voglia che arrivi presto, e trascorrerò l'intera giornata a Milano vivendo un'esperienza giapponese davvero unica. A meno di non abitare in Giappone, intendo, cose così in Italia non si vedono spesso... A Milano tra via Keplero e piazza Carbonari (pochi passi dalle stazioni metrò di Zara o Sondrio) una domenica tutta dedicata alle tradizioni giapponesi. Non le solite che conoscono tutti, tipo sushi o manga, ma proprio quelle popolari, i divertimenti delle persone semplici che affollano una festa di piazza... insomma: un vero e originale matsuri giapponese, con le sue bancarelle, i suoi suoni, i suoi profumi ed i suoi colori! In alcune città d'Italia si sono tenuti degli eventi denominati " matsuri ", ma mai è stata ricostruita la vera atmosfera della sagra di paese giapponese, mai è stata presentata una così vasta gamma di aute

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!