Come si percepisca generalmente lo "straniero" e quanto lo si identifichi in automatico come un pericolo l'ho imparato all'università, leggendo Simmel per il meraviglioso esame di Sociologia Urbana di quasi trent'anni fa.
Ancora oggi, dopo oltre un secolo dal saggio del filosofo e sociologo tedesco, nonostante l'attuale società occidentale si ritenga da allora ampiamente evoluta il ruolo della paura nel muovere le masse non è cambiato: una buona parte del nostro Paese ha cercato di chiudere le frontiere a qualsiasi forma di immigrazione ed ora sono gli "stranieri" che gridano all'untore appena un Italiano supera i loro confini.
Indipendentemente dalla ragioni sanitarie che giustamente invitano alla prudenza, senza la consapevolezza del ruolo sociale (purtroppo insuperato) della percezione del "diverso da sé" come "minaccia" è difficile leggere l'attualità, trovare il senso profondo delle recenti isterie e, di conseguenza, arginarle come singoli nel nostro quotidiano.
In attesa che qualcuno di autorevole magari pensi a spiegare il concetto in parole povere in modo da diffondere questa utile consapevolezza, io continuo ad alimentare lo spirito esterofilo, tranquillo e curioso di questo blog raccontando quella che a prima vista sembra una rassicurante ricetta italiana di stagione. E che invece non lo è.
Di certo si tratta di un piatto allegro e colorato, perfetto per scacciare la paura eccessiva e concentrarsi sul buono della nostra vita, ma se la pasta è completamente nostrana (in specifico di grano Timilia della linea Triticum Bio di Rustichella d'Abruzzo) e verdure ed erbe che la insaporiscono sono da secoli di casa in tutti i continenti, gli altri aromi parlano invece di Giappone.
L'aspetto italianamente familiare di questo piatto vegetariano gioca un piccolo scherzo perchè al primo boccone esplodono sapori orientali assolutamente imprevedibili, che accarezzano il profumo antico della pasta, la dolcezza della zucca e la mineralità degli spinaci trasportandoli in un mondo nuovo, dove l'armonia supera le abitudini ed i confini.
Oggi impiatto in ciotole tradizionali ma servo con le bacchette, perchè il piatto fin dall'inizio racconti un'insolita internazionalità e non si debba attendere l'assaggio per esorcizzare la diffidenza verso il diverso. E a tavola oggi è davvero importante di che nazionalità siano i miei commensali?
ZITI DI TIMILIA ALLA SALSA DI SOIA, CON ZUCCA E SPINACI
ingredienti per 4 persone:
350 g di ziti tagliati di grano duro Timilia
1 piccola zucca da circa 800 g
1 kg di spinaci freschi
1 spicchio di aglio
1 rametto di rosmarino
1 cucchiaino di timo
1 l circa di brodo dashi
2 o 3 cucchiai di salsa di soia
2 cucchiai di olio di arachidi
pepe sansho
Sbucciare la zucca e ridurla a dadini; mondare gli spinaci e tagliarli a striscioline; tritare finissimi l'aglio e gli aghi di rosmarino.
Scaldare l'olio in un wok (o tegame alto) insieme ad aglio, timo e rosmarino in modo che si insaporisca.
Unire la zucca, alzare la fiamma e rosolare per un paio di minuti, quindi coprire con 700 ml circa di brodo dashi caldo, portare a bollore e cuocere una decina di minuti.
Unire gli spinaci e la pasta, riportare a bollore e cuocere un'altra decina di minuti, unendo se serve altro brodo, fino a che la pasta è morbida ed il liquido quasi completamente assorbito.
Condire a gusto con la salsa di soia e far insaporire ancora un minuto.
Spegnere, spolverizzare con il pepe sansho, mescolare bene, dividere nei piatti individuali e servire.
In verità non sono nuova esperimenti italo-nipponici con questi prodotti: ho proposto la zucca stufata al limone e quella al pepe, ma anche in insalata con fagioli oppure saltata con funghi e castagne al Madera, mentre ho abbinato spinaci e pasta giapponese in una zuppetta con soba o negli udon al miso. Questa però è la prima volta che in un piatto di contaminazione non uso nessuna delle tecniche di preparazione della tradizione giapponese.
Ancora oggi, dopo oltre un secolo dal saggio del filosofo e sociologo tedesco, nonostante l'attuale società occidentale si ritenga da allora ampiamente evoluta il ruolo della paura nel muovere le masse non è cambiato: una buona parte del nostro Paese ha cercato di chiudere le frontiere a qualsiasi forma di immigrazione ed ora sono gli "stranieri" che gridano all'untore appena un Italiano supera i loro confini.
Indipendentemente dalla ragioni sanitarie che giustamente invitano alla prudenza, senza la consapevolezza del ruolo sociale (purtroppo insuperato) della percezione del "diverso da sé" come "minaccia" è difficile leggere l'attualità, trovare il senso profondo delle recenti isterie e, di conseguenza, arginarle come singoli nel nostro quotidiano.
In attesa che qualcuno di autorevole magari pensi a spiegare il concetto in parole povere in modo da diffondere questa utile consapevolezza, io continuo ad alimentare lo spirito esterofilo, tranquillo e curioso di questo blog raccontando quella che a prima vista sembra una rassicurante ricetta italiana di stagione. E che invece non lo è.
Di certo si tratta di un piatto allegro e colorato, perfetto per scacciare la paura eccessiva e concentrarsi sul buono della nostra vita, ma se la pasta è completamente nostrana (in specifico di grano Timilia della linea Triticum Bio di Rustichella d'Abruzzo) e verdure ed erbe che la insaporiscono sono da secoli di casa in tutti i continenti, gli altri aromi parlano invece di Giappone.
L'aspetto italianamente familiare di questo piatto vegetariano gioca un piccolo scherzo perchè al primo boccone esplodono sapori orientali assolutamente imprevedibili, che accarezzano il profumo antico della pasta, la dolcezza della zucca e la mineralità degli spinaci trasportandoli in un mondo nuovo, dove l'armonia supera le abitudini ed i confini.
Oggi impiatto in ciotole tradizionali ma servo con le bacchette, perchè il piatto fin dall'inizio racconti un'insolita internazionalità e non si debba attendere l'assaggio per esorcizzare la diffidenza verso il diverso. E a tavola oggi è davvero importante di che nazionalità siano i miei commensali?
ZITI DI TIMILIA ALLA SALSA DI SOIA, CON ZUCCA E SPINACI
ingredienti per 4 persone:
350 g di ziti tagliati di grano duro Timilia
1 piccola zucca da circa 800 g
1 kg di spinaci freschi
1 spicchio di aglio
1 rametto di rosmarino
1 cucchiaino di timo
1 l circa di brodo dashi
2 o 3 cucchiai di salsa di soia
2 cucchiai di olio di arachidi
pepe sansho
Sbucciare la zucca e ridurla a dadini; mondare gli spinaci e tagliarli a striscioline; tritare finissimi l'aglio e gli aghi di rosmarino.
Scaldare l'olio in un wok (o tegame alto) insieme ad aglio, timo e rosmarino in modo che si insaporisca.
Unire la zucca, alzare la fiamma e rosolare per un paio di minuti, quindi coprire con 700 ml circa di brodo dashi caldo, portare a bollore e cuocere una decina di minuti.
Unire gli spinaci e la pasta, riportare a bollore e cuocere un'altra decina di minuti, unendo se serve altro brodo, fino a che la pasta è morbida ed il liquido quasi completamente assorbito.
Condire a gusto con la salsa di soia e far insaporire ancora un minuto.
Spegnere, spolverizzare con il pepe sansho, mescolare bene, dividere nei piatti individuali e servire.
In verità non sono nuova esperimenti italo-nipponici con questi prodotti: ho proposto la zucca stufata al limone e quella al pepe, ma anche in insalata con fagioli oppure saltata con funghi e castagne al Madera, mentre ho abbinato spinaci e pasta giapponese in una zuppetta con soba o negli udon al miso. Questa però è la prima volta che in un piatto di contaminazione non uso nessuna delle tecniche di preparazione della tradizione giapponese.
- rivoli affluenti:
- George Simmel, Excursus sullo Straniero, 1908, in: Enrico Pozzi (cura), Lo straniero interno, Ponte alle Grazie, 1993, ISBN 978-8879282284
- per ricevere l'ottima pasta di Rustichella d'Abruzzo comodamente a casa basta affidarsi a Casa Rustichella
Bellissimo post...
RispondiEliminaso che apprezzi le mie oramai troppo rare derive letterarie...
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