Passa ai contenuti principali

idea di coxinha brasiliana, ancora per un MTChallenge esterofilo

In ogni pranzo formale giapponese che si rispetti devono essere presenti tutte le cotture tradizionali. Il principio mi pare di estremo buon senso, per questo l'ho applicato al mio menu a base di pollo per l'MTChallenge in versione Smart, che vuole ricette internazionali. Finora con i piatti precedenti me la sono cavata: ho lessato il pollo nel dolce turco e cotto a vapore i ravioli nel primo russo (suimono), l'ho stufato nel secondo sudafricano (nimono), e l'ho pure saltato in padella in due modi nel primo russo (yakimono).

Oggi però il quarto piatto della serie, che funge da antipasto, è pure l'ultimo, mentre le tecniche base sono cinque: sarebbe di turno la frittura (agemono) ma mi resterebbe da affrontare il problema, non facilmente risolvibile, del crudo (namamono), praticamente inapplicabile al pollo. E poi non ho ne' tempo ne' intenzione di cucinare un quinto piatto a base di pollo, se non voglio che all'essere che mi vive a fianco spuntino cresta e bargigli!

Ecco perchè modifico le coxinhas de galinha, la ricetta basiliana che chiude il ciclo dei post aprendo il mio teorico menu per due persone preparato con un solo pollo. Dei namamono, per fortuna, fa anche parte la marinatura, che in Giappone è intesa come cottura a freddo ma che qui adotto con semplice tecnica di insaporimento, così il problema di un pollo diviso in quattro piatti per cinque tecniche è bello che risolto!

In verità stravolgo le coxinhas anche perchè del mio pollo intero, dopo un menù ricavato da tutte le sue possibili parti, oggi mi rimangono solo le due ali, la carcassa e la pelle. Mi diventa quindi obbligatorio trasformare in ricetta di recupero un piatto che invece ha origini veramente nobili e curiose. Ma, sinceramente, forse è anche giusto così, visto che, passato quansi un secolo e mezzo, oggi le coxinhas rappresentano uno tra gli street food brasiliani più diffusi!
le coxinhas nel vassoio di questo fast food sono quelle della fila posteriore
Breve ma indispensabile premessa storico-aneddotica: Pietro, figlio del re del Portogallo, è reggente della colonia brasiliana quando nel 1821 appoggia la rivolta indipendentista. Viene così proclamato dal popolo imperatore del Brasile e da vita alla breve e turbolenta monarchia brasiliana; quando sua nipote Isabella nel 1864 si sposa ad un discendente della corte francese, è dunque erede al trono imperiale.

La principessa governa solo alternativamente e per brevi periodi, ma è molto amata dai Brasiliani per le  attenzioni rivolte ai bisogni popolari e nel 1888 promulga addirittura la Legge Aurea che abolisce la schiavitù. A livello familiare, però, i suoi problemi sono quelli comuni a molte donne: dopo diversi aborti riesce finalmente a portare a termine tre gravidanze molto difficili e, comprensibilmente, si affeziona in modo profondissimo ai tre bambini, di cui uno nato con un braccino offeso.
Ritratto della principessa Isabella con il marito e il primo figlio
Sembra che le coxinhas nascano, intorno al 1880-85, proprio dal capriccio di uno dei principini, che vuole mangiare solo cosce di pollo. La madre, che non sa negare nulla ai figlioletti, da dunque ordine al cuoco di cucinare qualsiasi cosa ma di badare che abbia la forma di una coscia di pollo. Prendendo spunto dalla coxa-creme, una vera coscia di pollo lessata, rivestita con una pastella densa (una specie di pasta choux), impanata e fritta, il cuoco si inventa queste polpettine: mescola pollo lesso sminuzzato a pomodori e peperoni come farcitura, lo sagoma a forma di coscia avvolgendolo nella pastella, lo frigge ben panato e lo serve con un bastoncino sporgente che simula l'osso.

Riesco a vedere la gioia negli occhi del bambino e lo sguardo intenerito della madre fin da qui,  per questa ragione storica oggi non mi va, come ho fatto in ricette precedenti, di ricostruire con sapori ed ingredienti differenti l'aspetto di un piatto che nasce già di suo come copia di un altro.

Più che la forma delle coxinhas, che potrei in fondo ottenere trasformando le mie alette in mock legs, cerco quindi di mantenere i sapori originari di quel piatto e di ritrovare in elementi diversi la sua stratificazione di consistenze: la succosità del cuore di pollo, la morbidezza del rivestimento e la croccantezza della panatura dorata. E per farlo mi ispiro ad altri piatti della tradizione brasiliana.
1) La succosità di neanche 60 g di polpa ricavata da ali e pochi sfridi rubati alla carcassa è ottenibile con la marinatura? Bene: se i Brasiliani sono famosi per le loro grigliate di manzo condito solo con il sale, quando preparano il churrasco de frango prima marinano il pollo in olio, succo di lime e spezie, che assieme al profumo della brace donano a questa carne delicata un sapore inconfondibile. In questo caso, non avendo brace per completare l'aroma complesso del churrasco, cuocio i miei sbrindelli di pollo marinati per affumicatura. E così con il namamono siamo pure a posto.

2) Per la fascia di morbidezza, la componente fondamentale che distingue le coxinhas da comuni "polpette" di pollo, mi ispiro invece alla sopa de vidro, una minestra di carne o verdure a cui in Brasile non si aggiungono riso o pasta ma perle di tapioca, che le dona quella gelatinosa trasparenza da cui le deriva il nome "zuppa di vetro". Le perle brasiliane (tapioca em pérola) si chiamano anche sagu e, per estensione, il nome passa ad un dolce tipico che le vede affogate nel vino rosso speziato.

Sono leggermente diverse da quelle orientali e in Italia si trovano difficilmente. Per farmele da sola avrei dovuto avere in dispensa della tapioca basiliana... e invece avevo solo un sacchettino di perle orientali, minuscole e multicolori, e allora quelle qui uso. Con cottura quasi alla brasiliana, quindi in poco liquido e senza scolare (evito però l'ammollo, che con perle orientali non serve) e non acqua (o vino) ma un brodo di carcassa.

L'insieme risulta molto saporito e sufficientemente gelatinoso da essere una carezza morbida per il palato e questa via mi evita anche un rimaneggiamento dell'impasto tipo choux, che, memore della mia travagliata infanzia con madre svizzera, per quanto ri-pensabile rischiava, una volta impanato, di rendere la mia ricetta troppo simile a quella dei sofficini!
3) La croccantezza dello strato esterno delle coxinhas classiche, infine, arriva da quello che in un pollo arrosto è per sua natura la parte croccante: la pelle, che qui si trasforma, in chip (ma tecnicamente forse sono più ciccioli) gustose e scrocchiarelle. Struggere un elemento con parti grasse e poi farlo sfrigolare nel proprio olio fuso fino a che diventa croccante è quello che di più vicino alla frittura mi è venuto in mente ma, ammetto, non è proprio identico alla frittura profonda che i Giapponesi intendono per agemono. Mi perdoneranno?
Tornando infine alla questione dei sapori: oggi le coxinhas sono farcite con qualsiasi cosa ma io vorrei restare vicina alle loro origini, quindi abbinare il sentore di pollo a quello semplice del peperone. Ecco perchè il brodo di pollo per le perle è il classico brasiliano a cui aggiungo solo qualche falda di peperone rosso, così come faccio nei profumi della marinata da churrasco e nella sostituzione delle braci con riso.

Cachaça e olio di dendè sono poi piccole localizzazioni sudamericane della mia personale dispensa, così come gli ipotetici mate e lime che invece non avevo: volendo superflue (ne ho infatti segnato i sostituti) ma che non ho saputo evitare di usare o citare.
IDEA DI COXINHA STRATIFICATA AL PEPERONE, CON UN POLLO CHE QUASI NON C'É
ingredienti per 2 persone:
la carcassa, le alette senza punta e la pelle di un pollo
60 g di perle di tapioca
1 piccolo peperone rosso
1 piccola cipolla
1 cucchiaio di cachaça (o rum bianco)
2 spicchi di aglio
1 fogliolina di alloro

per la marinatura: (in frigo 2 h)
1 cucchiaio di succo di limone (non ho trovato lime)
1/2 cucchiaio di olio di dendè (l'olio rosso di palma brasiliano, sostituibile con olio di arachidi)
1 pizzico di paprika
1 pizzico di origano
1 pizzico di zucchero muscovado
1 cucchiaino di cachaça
1 pizzichino appena di sale

per l'affumicatura:
30 g di riso brasiliano (o comunque a chicco lungo)
5 g di tè nero in foglie (ma avrei voluto usare mate, che non avevo)
5 g di zucchero muscovado
2 o 3 scorzette di limone (meglio lime)

Spolpare perfettamente le alette e la carcassa e ridurre a filettini simili tra loro tutti i ritagli di carne.

Per il brodo mettere la carcassa e le ossa delle ali in acqua fresca che le copra di un dito, con metà abbondante del peperone mondato, l'alloro, 2 spicchi di aglio (da uno levare prima una fettina) e la cipolla a pezzi. Portare a bollore, cuocere un'oretta, salare leggermente, spegnere e filtrare.

Per la tapioca portare a bollore 220 ml di brodo (quello che avanza è utilizzabile per mille altri spunti) con 1 cucchiaio di  cachaça; tuffarvi le perle e cuocere a fuoco basso per circa 25 minuti, mescolando ogni tanto.

Miscelare l'olio di dendè con il pezzettino di aglio tritato finissimo, gli altri ingredienti della marinata ed un cucchiaio di peperone tritato finemente. Unire i ritagli di pollo alla miscela, mescolare bene e far marinare coperto per 30 minuti.
Quando il brodo delle perle è diventato gelatina e le perle sono completamente trasparenti ma per la maggior parte ancora ben visibili, versare tutto in due verrine e lasciar intiepidire, coperto con un retino.
Per le chip croccanti lessare tutta la pelle del pollo per 15 minuti in acqua bollente a fuoco medio; scolare, sciacquare e asciugare bene con carta da cucina.

Tagliare la pelle a losanghette e dorarle a secco in un tegame ben caldo, coprendo con una retina perchè saltano come popcorn. Levare quando solo belle dorate su tutti i lati e croccantissime, far scolare su carta da cucina e salare. L'abbondante grasso che rilasciano si usa in molte tradizioni, ma io dopo un momento di tentazione l'ho eliminato.
Scolare la carne del pollo dalla marinata e trasferirla sopra un doppio foglio di carta forno bucherellato. Se non piace l'aroma affumicato per tutta casa è meglio avviare da subito la cappa per creare una depressione aspirante sopra il fornello, un paio di minuti prima di accendere il fuoco.

Foderare un pentolino con 2 grossi fogli stagnola che strabordino, versarci il riso mescolato con gli ingredienti per l'affumicatura e con 15 g di peperone a striscioline; premere tutto bene in uno strato compatto.
Con 3 o 4 spiedini di legno tagliati a misura formare una zona di appoggio a circa 1 cm di distanza sopra il riso, disporvi il cartoccio con il pollo e accendere il fuoco.
Dopo un paio di minuti, quando il riso comincia a fumare, coprire il pentolino e rivoltare la stagnola su coperchio per sigillare molto bene. Abbassare la fiamma e cuocere 6 minuti, poi spegnere e far riposare senza aprire per 15-20 minuti.
Appena levato il coperchio sgranare velocemente il pollo affumicato e disporlo con il suo sughino sopra la gelatina nelle coppette.
Decorare con una chip di pelle e uno stick di peperone crudo, a svettare come fossero gli ossi delle coscette, e coprire con una calottina di vetro che trattenga in profumo fino a che si porta in tavola.
Servire subito, con tutte le altre chip a parte sul suo piattino (nella foto sono poche perchè l'essere ha rapinato).

Consiglierei di mangiare queste idee di coxinhas con le mani, come si usa per strada, raccogliendo un pochino di tapioca insieme a un pochino di pollo con una chip,
oppure di usare un cucchiaino ma mettendo in bocca contemporaneamente anche una chip, in modo da assaporare in ogni boccone tutte le consistenze.
Ciò detto, credo di essere andata fuori tema: l'aspetto non ricorda neanche per sogno quello delle coxinhas e, per quanto soda, la gelatina deriva da una sopa vietata nella sfida. Però mi sono molto divertita e quindi presento lo stesso il piatto, il quarto ed ultimo, per partecipare anche questa volta all'MTChallenge Smart sul pollo internazionale.
  • rivoli affluenti:
  • un testo semplice e credibile per avvicinarsi alla cucina casalinga brasiliana è: Fernanda Bocconi Azadinho, Sabor Brasil. Ricette e racconti della tradizione culinaria brasiliana, Hoepli, 2018, ISBN 978-88-203-8568-2
  • la foto del menù da fast food è presa qui, quella della famiglia imperiale qui
  • anche questa ricetta, come il dolce turco, è naturalmente gluten free.

Commenti

  1. Sempre un viaggio qui da te, mi fai volare attraverso i continenti, e non atterrerei più...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È ricordati che dobbiamo volare insieme in Uzbekistan!

      Elimina
  2. E qui mi sono pure commossa, a cominciare dai capricci del principino che mi ricordano tanto quelli di mio figlio....e poi, tutto il resto. Sono contenta di vedere come hai utilizzato le perle di tapioca, cui avevo pensato anche io, ma subito abbandonate perché un ingrediente davvero difficile da inserire se non nelle zuppe, che erano state vietate. Grazie per questo menu!

    RispondiElimina
  3. Sai che davvero alla fine ho scelto queste coxinhas per tenerezza?

    RispondiElimina
  4. le coxinhas sono vizianti, tu non hai idea (o forse sì). In realtà a volte, quando si comincia con coxinhas e birra, si fa avanti a... coxinhas e birra... parola di italiano in Brasile... hahaha... a parte questo, il tuo post è magnifico. Se non ci sei mai venuta in Brasile, ti invito io stavolta!

    RispondiElimina
  5. Aspetta, fammi capire
    Sei partita dall'equazione universale per cui il pollo è come il maiale- non si butta via niente e hai pensato di fare una cena classica di 4 portate con un pollo.
    Non paga, l'hai uniformata ai principi della cucina giapponese, che richiedono tutte le tecniche di cottura.
    Non paga 2, hai toccato tutti i continenti
    Non paga 3, hai anche giocato secondo le regole- quindi hai ri-portato tutte le ricette in tutte le altre parti dell'universo conosciuto (che, notoriamente, è stipato nella tua dispensa :)
    E già che c'eri, ci hai anche raccontato qualcosina.
    Non sia mai che ti trovassimo poco generosa, in queste settimane di ristrettezze :)
    Dimmi cosa posso dirti, che io ho perso le parole...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. non puoi dirmi nulla, e lo sai, perchè è solo colpa tua che non mi hai posto veri paletti. E non ho neppure sfiorato il tema serio delle sostituzioni nella cucina straniera replicata fuori dai confini, che applicherò per forza nella prossima puntata, qualsiasi tema abbia.

      Elimina
  6. Non paga 4, ma questa è una mia conclusione personale:
    Annalena for President, sei tu la vincitrice strameritata di questa sfida! Chapeu, come si suol dire, ma più grande di un sombrero :-))

    RispondiElimina
    Risposte
    1. non sarebbe giusto, onestamente, che vincessi perchè sui temi di cucina straniera oggettivamente sono un po' più attrezzata della media, quindi non vado considerata "in gara" ma più come un suggeritore di spunti.

      Elimina
  7. Annalena, per me è difficile cercare di esprimere un giudizio sui tuoi piatti senza tener conto di quanto sapere ci sia dietro e di come si rimanga affascinati da ingredienti e sapori non sempre conosciuti,ma, seppure con molta umiltà, ci sto provando. Sto lasciando per ultimo il commento al piatto che ho preferito; qui, sei stata bravissima a ricavare un antipasto praticamente con niente, affidandoti, ancora una volta, alla tua conoscenza e alla tua invidiabile dispensa. Con ironia e, stavolta, anche con tenerezza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. questo piatto in effetti mi ha molto emozionato: nonostante mi sia nascosta dietro tanti ragionamenti ci ho messo proprio un pezzettino di cuore.

      Elimina
  8. Praticamente io passo da qui e ogni 3 righe imparo qualcosa. Già per questo ti adoro. Offri degli spunti che noi comuni mortali dobbiamo studiare secoli. Che dire? Come sempre sono ammirata.

    RispondiElimina
  9. Hanno già detto tutto è molto meglio di come lo potrei dire io. Sei di un altro pianeta e sai affascinare con i tuoi piatti e i tuoi racconti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. tu questa volta in tema di fascino devo solo tacere, cara mia...

      Elimina
  10. A te mi riferivo quando parlavo di summa dell'arte culinaria, storia, cucina, tecnica e competenza tutto insieme e realizzazioni fantasatiche

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!